Ventitreesima Parola | Capitolo Primo | 18
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Così si dimostra che queste due preghiere non hanno niente a che fare con il processo delle eclissi, l’inizio e la fine delle quali si possono sapere soltanto grazie ai calcoli astronomici. Le preghiere non sono certamente adatte a spiegare il processo delle eclissi.

La stessa cosa è valida per le calamità e le minacce di eventi pericolosi che costituiscono il tempo o l’occasione di qualche preghiera speciale. Sono tempi particolari in cui l’uomo si rende conto della propria impotenza e si rifugia alla Corte dell’Onnipotente per mezzo di preghiere e suppliche. Nonostante le preghiere, se accade che le disgrazie non vengano evitate, non è da dirsi che le preghiere non siano state accettate, ma piuttosto che il tempo delle preghiere non è ancora terminato. Se Dio Onnipotente ci salva dalle disgrazie ciò è il risultato della sua Grazia e Generosità e indica il termine delle suppliche e la realizzazione dell’evento desiderato.

La preghiera è insomma una caratteristica del culto e il culto dovrebbe essere celebrato solamente per amore di Dio. Vale a dire, quello che resta all’uomo è rifugiarsi in Dio, dimostrandoGli la propria impotenza. Non si deve intervenire contro l’autorità divina ma sempre con una totale fedeltà verso i giudizi divini, si devono lasciare le cose a Dio, senza mai accusarNe la compassione.

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