Ventitreesima Parola | Capitolo Primo | 17
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A tale affermazione la nostra risposta suona così: rispondere è una cosa, accettare è un’altra. C’è una risposta per ogni preghiera, ma esaudirla ossia concedere la cosa desiderata dipende dal giudizio di Dio Onnipotente. Per esempio, se un bambino ammalato chiama il medico perchè gli dia una medicina, il medico potrebbe dargli sia la medicina che voleva il bambino, sia un’altra medicina ancora migliore per la sua salute, oppure niente, essendo il medico consapevole che qualunque medicina sarebbe dannosa per quel tipo di malattia. Proprio nello stesso modo Dio Onnipotente, Onnipresente ed Onniscente risponde alle suppliche delle Sue creature. Dio con il suo dono e con la sua presenza trasforma la depressione della solitudine in un’atmosfera di tranquillità. La risposta di Dio non è determinata dal desiderio umano. E’ Lui con la sua Sapienza Assoluta che concede la cosa desiderata o ne concede una migliore, oppure non concede nulla.

La preghiera è una specie di adorazione che dà i suoi frutti nell’aldilà. Gli scopi che scaturiscono dalle necessità quotidiane costituiscono soltanto una circostanza per le preghiere. Per esempio, la preghiera per la pioggia è un rito e la scarsità di pioggia precisa il suo tempo, ma non ne precisa lo scopo. Tutte quelle preghiere e suppliche non hanno in fondo l’intenzione di far cadere la pioggia. Se questo fosse lo scopo, le preghiere sarebbero prive di senso e di sincerità; non sarebbero degne di essere accolte. Un altro esempio a questo proposito: il tramonto è il tempo della preghiera del "maghrib", ossia della sera. Inoltre le eclissi solari e lunari determinano il momento di altre due preghiere particolari. Siccome le eclissi mettono in evidenza la grandezza di Dio, il Creatore ci invita, in quell’occasione, a fare delle preghiere speciali.

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