Ventitreesima Parola | Capitolo Secondo | 25
(22-49)

Per esempio, la miscredenza è un atto distruttivo, un atteggiamento sfavorevole e un rinnegamento. Questo peccato da solo significa disprezzare tutto il creato, aggredire ognuno dei Nomi Divini ed essere insolenti nei confronti di tutto il genere umano. Nell’universo tutto il creato ha degli impegni importanti e ogni creatura dispone di un luogo sublime, perchè tutta la creazione possa essere definita dalle lettere divine, come specchi che riflettono il loro Creatore e come ufficiali che obbediscono al loro Signore. La miscredenza, invece, la priva del significato di questa definizione, facendola decadere al livello delle creature casuali portandole a uno spregevole annientamento e al rango di oggetti effimeri condannati al declino e alla separazione. Un miscredente con il suo rifiuto offende i Nomi Divini, la loro bellezza, le loro impressioni e manifestazioni che si riflettono sugli specchi di ogni creatura e di tutto l’universo.

L’uomo è un’opera poetica che esalta la sapienza divina e rispecchia con dolcezza tutti i Nomi Divini; è un miracolo della Potenza Divina che contiene, proprio come un seme, tutte le caratteristiche di un albero eterno; egli è superiore agli angeli, alle montagne, alla terra e ai cieli grazie alla virtù della fede che porta dentro di sé, mentre al contrario la miscredenza lo fa decadere ad un livello inferiore, rendendolo più bisognoso, più miserabile, più impotente e più disgraziato di una bestia. Egli può assumere persino la posizione di una lapide che si guasta facilmente e velocemente, perchè carica di scarabocchi e di scritte insignificanti, illeggibili.

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