Ventitreesima Parola | Capitolo Secondo | 27
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Lineamento Secondo

L’uomo presenta due aspetti. Il primo è il suo egoismo che è rivolto alla vita mondana. Il secondo concerne l’ubbidienza religiosa ed è rivolto alla vita eterna. Quando si prende in considerazione il primo aspetto, l’uomo è una creatura talmente miserabile che non possiede nessun’altra risorsa oltre a una volontà limitata, nessun altro potere oltre a una forza ridotta, nessun tempo per vivere al di fuori di una vita effimera e nessun’altra esistenza al all’infuori di un corpo in rapida decadenza. In questo caso, l’uomo appare come un essere debole e fragile in mezzo alle innumerevoli specie di esseri diffusi in tutto l’universo.

Il secondo aspetto che riguarda l’uomo è molto importante per mettere in evidenza, nel caso dell’ubbidienza religiosa, la sua incapacità e povertà. Infatti, L’Originatore delle cause ha inserito nella struttura morale dell’uomo un’infinita incapacità e povertà, affinché l’uomo fosse uno specchio immenso che rispecchia le manifestazioni di un Onnipotente dotato di una Potenza e Generosità Infinità che possiede bontà in misura infinita. In altri termini, l’uomo assomiglia ad un seme a cui sono assegnati dal potere divino sia importanti funzioni morali che un programma di gran valore nei riguardi del destino, affinché egli cerchi, come un seme, di spuntare dal terreno per separarsi da quel luogo stretto in cui si trova.

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