Ventitreesima Parola | Capitolo Secondo | 29
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Al contrario, se l’uomo innaffia con l’islam il seme del suo talento, alimentandolo con la luce delle fedeltà e coltivandolo nel terreno dell’obbedienza ai decreti coranici, rivolgendo i propri strumenti spirituali alla loro vera e propria funzione, diventerà come un seme che contiene gli elementi essenziali di un albero immortale. Esso attecchirà ed estenderà i suoi rami sia nel mondo fisico sia in quello dell’oltretomba, producendo frutti eterni, sia in questo mondo sia nell’aldilà. L’uomo diverrà in tal modo il frutto benedetto e splendido di quest’albero universale.

Un vero e autentico progresso dell’uomo è possibile solamente se egli orienta il suo cuore, il suo spirito, il suo intelletto, la sua immaginazione e le altre sue facoltà interiori alla vita eterna, affinché ognuna di esse sia impiegata, attraverso i propri compiti speciali, nell’obbedienza a Dio. Una convinzione sbagliata sul progresso dell’uomo porta a mettere tutto il proprio cuore, l’intelligenza e tutte le altre facoltà a disposizione dei propri impulsi sensuali, allo scopo di vivere fino in fondo ogni dettaglio della vita quotidiana e godere di ogni sorta di piaceri, perfino di quelli più volgari. Questo non si può definire “progresso”, ma va chiamato “decadenza”. Io ho avuto modo di osservare queste realtà in una visione immaginaria:

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