Opuscolo dei malati | VENTICINQUESIMO SPLENDORE | 7
(1-27)

                                                                    SESTO RIMEDIO (Nota)

Oh fratello che pensando ai piaceri mondani senti la sofferenza della malattia!
Se questo mondo fosse eterno, se non avessimo la morte sulla nostra strada, se non tirasse il vento della separazione e della fine, e se nel futuro disastroso e tempestoso non ci fossero stagioni invernali morali, anch’io condividerei la tua sofferenza. Invece sappiamo che un giorno il mondo ci costringerà ad andarcene dicendo: “Dai, fuori”, e chiuderà le orecchie alle nostre grida; allora noi con gli avvertimenti di queste malattie già da ora dobbiamo cessare di amarlo. Prima che ci abbandoni lui dobbiamo cercare di abbandonarlo noi col cuore.
Sì, la malattia ci ammonisce con questo significato dicendo: “Il tuo corpo non è di pietra e ferro. Invece è costituito da diversi materiali sempre distruttibili. Lascia da parte l’orgoglio, accetta la tua vulnerabilità, riconosci il tuo Possessore, sii consapevole del tuo compito, scopri il motivo per il quale sei venuto al mondo. ”. Con queste parole, il tuo cuore sussurra al tuo orecchio un importante avvertimento.
Inoltre sappiamo che le gioie e i piaceri mondani non sono eterni, e se non sono piaceri leciti diventano anche sofferenti, discontinui e peccaminosi.
Non piangere per la perdita di quei piaceri a causa della malattia; invece pensa alla preghiera spirituale e al beneficio ultraterreno che si cela dietro la malattia, e cerca di trarne il piacere.

Nota: poiché questo splendore e’ venuto al pensiero in un modo naturale,abbiamo deciso di non modificarlo, sebbene al punto sesto siano stati scritti due rimedi. Il nostro intento è quello di non rovinare la sua naturalezza, pertanto non abbiamo apportato alcuna variazione, pensando che possa esserci un segreto.

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