Ventitreesima Parola | Capitolo Primo | 12
(3-21)

“C’erano una volta due uomini che dovevano trasportare su una nave dei carichi pesanti sul dorso e sulla testa. Appena saliti sulla nave uno dei due lasciò il carico per terra e vi si sedette sopra per custodirlo. L’altro, invece, pur essendo un tipo un pò stupido e orgoglioso, non depose il suo carico. Quando gli dissero:

“Metti giù il carico e riposati!” lui rispose così:

“No, non lo metterò giù. Temo che vada perduto. Sono assai forte da permettermi di tenerlo sempre sul dorso e sulla testa.”. Quando gli fu detto di nuovo:

“Senti, questa nave è più forte e sicura di noi e può portare il carico meglio di te. E se poi ti girasse la testa? Potresti cadere in mare; vedrai che fra poco comincerai ad essere stanco e a sentirti male. Con quella schiena storta e con la tua testa sciocca non sarai più in grado di reggere tutto quel peso che va aumentando. Se il capitano ti vede in questa situazione miserabile, ti prenderà per matto e ti caccerà dalla nave o forse comincerà a gridare: “Quel tizio dà una cattiva fama alla nostra nave e ci prende in giro: mettetelo in prigione!”. Stai facendo insomma una figura ridicola nei confronti della gente, una brutta figura dovuta alla tua superbia. Lo sai che tutto ciò dipende dalla tua debolezza? Con la tua arroganza ci dimostri la tua grande miseria e ipocrisia. Non vedi che fai ridere tutti?”. Dopo aver sentito quel discorso, quel portatore si lasciò convincere e mise giù tutto il peso che portava e vi si sedette sopra.

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