Ventitreesima Parola | Capitolo Primo | 8
(3-21)

Mi sono accorto che quel cimitero grande a destra non era nient’altro che una serie di bellissimi giardini verdi dove si facevano delle riunioni di preghiera, di glorificazione e conversazione sotto la guida di uomini venerandi. Rivolgendomi a sinistra ho visto, anche se con qualche difficoltà, al di là di bellissime e piacevoli montagne fiorite, uno splendido banchetto, un paesaggio grazioso e un panorama pittoresco che prima ritenevo fosse irto di precipizi tempestosi e turbinosi. Per quanto riguarda invece le creature che pensavo fossero mostri e dragoni spaventosi, ho visto che non erano nient’altro che animali domestici come cammelli, pecore, capre e buoi. “Grazie a Dio per la luce della fede” ho detto e mi sono rinfrancato recitando il versetto del Corano prima citato:


“Dio è il patrono di coloro che credono e che Egli trae dalle tenebre alla luce...”

(Corano, 2:257)

Le due montagne che avevo scorto in quella visione rappresentano la vita mondana e quella tombale. Il ponte rappresenta la strada della vita; la parte destra è il passato mentre quella sinistra il futuro. La torcia rappresenta l’ego arrogante dell’uomo che, rifiutando le ispirazioni divine, si fida solamente di ciò di cui ha diretta conoscenza. Quelli che mi sembravano dei mostri erano gli eventi e le creature strane di questo mondo.

Nessuna Voce