Ventitreesima Parola | Capitolo Secondo | 39
(22-49)

-“Prometti di non commettere più peccati e di aver fede in Dio!”

-“Va bene, lo farò subito.”

Mi ripresi in quello stesso momento, accorgendomi che ero il Nuovo Said, ed ero cambiato. Quello vecchio non esisteva più, era andato via lasciando il posto a quello nuovo.

Ora interpreterò una parte di questa visione immaginaria. Il resto viene lasciato alla libera interpretazione.

Questo è il viaggio è che si compie verso l’eternità, con cui si attraversa prima il mondo immateriale, poi il grembo materno e successivamente la gioventù, la vecchiaia, la tomba, il mondo intermediario, la risurrezione e il Ponte, cioè un viaggio che va fino all’ eternità. Le sessanta lire d’oro sono i sessant’anni della vita umana. Io, che a quel tempo ne avevo quarantacinque, non sapevo quanto tempo da vivere avessi ancora davanti a me. Un sincero servitore del Corano mi ha illuminato consigliandomi di dedicare la metà dei quindici anni di vita che mi sarebbero rimasti per l’aldilà. Quell’albergo apparso nella storia rappresenta per me la città di Istanbul. Il treno rappresenta il tempo. Ogni carrozza è un anno. La galleria rappresenta la vita mondana. I frutti e i fiori con le spine sono i piaceri illeciti e i divertimenti vietati. Essi sono un tormento del cuore perchè ci si preoccupa che si possano perdere un giorno o l’altro; e lacerano il cuore, perchè quando scappano di mano lasciano l’uomo da solo con le sofferenze della punizione. Le parole di quel servitore che mi aveva assicurato di portarmi dei frutti in cambio di cinque pezzi da cento significa che i piaceri leciti e le delizie che si godono nei limiti legittimi sono sufficienti per rendere felice un uomo. Il resto della storia si può interpretare personalmente.

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