Ventitreesima Parola | Capitolo Secondo | 41
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Non è forse eccezionale questa potenza che risiede nella debolezza? E non vale la pena di scorgervi, in casi simili, gli esempi della Compassione Divina? Pensiamo a come un bambino bisognoso riesca a farsi obbedire da persone potenti, vuoi piangendo, vuoi gridando, oppure recitando la parte dell’afflitto. Così facendo il bambino ottiene mille cose, mentre le sue scarsissime forze non gli permetterebbero di ottenerne nemmeno una. In breve, la sua debolezza ed inabilità provoca sentimenti di affetto e protezione negli adulti, persino negli eroi, e li riduce al proprio servizio, grazie ai movimenti delle sue piccole mani. Se un bambino rifiutasse con superbia l’affetto a lui dimostrato e dicesse: “Tutto ciò l’ho fatto io con la mia forza”, misconoscendo di fatto tutta la protezione a lui concessa, meriterebbe senz’altro un bello schiaffo. Infatti, se l’uomo rifiuta la Compassione che il suo Creatore gli dimostra, dicendo: “Tutto ciò che possiedo l’ho ottenuto con la mia potenza e conoscenza”, meriterà sicuramente una grave punizione, proprio come avvenne nell’esempio di Qarun che diceva: “Con la mia forza e scienza ho acquistato tutto ciò che possiedo”.

Quindi il dominio dell’uomo sul resto della creazione, il suo avanzamento, i progressi della civiltà non sono cose da lui causate, né sono il bottino di una guerra e neanche i profitti di una vittoria.

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